Latte e derivati: Che fare?
Il latte assolto nel “processo” organizzato dall’Ordine dei medici di Milano. L’accusa era di essere una “sostanza che, pur non adulterata, è nociva per la salute dei consumatori”
La certezza in nutrizione NON è quasi mai chiara. Questa condizione crea tantissime incertezze, non solo ai consumatori, ma anche a noi professionisti…UN GIORNO NO e SUBITO DOPO SI! CHE FARE?
La questione “latte sì o no” in questo momento interessa molti. Ma mentre qualche anno fa, la posizione prevalente era di ridurre al minimo il consumo del latte vaccino e dei suoi derivati a favore di bevande alternative, oggi le cose sono cambiate, soprattutto in virtù di dati mancanti.
Scherzosamente è stato detto che il latte è “Assolto perché il fatto non sussiste”. È stata questa la sentenza al termine del processo simulato al latte, organizzato dall’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri della provincia di Milano.
COSA SI ACCUSA AL LATTE?
In primis INTOLLERANZE AL LATTOSIO, collegamento tra la bevanda e l’incidenza di TUMORI. Comparsa di sintomatologie come asma/bronchite ecc..
Qualche anno fa, a seguito di studi scientifici svolti su popolazioni orientali, si era associato il basso tasso d’incidenza tumorale con il basso consumo di latticini, e da questo, Medici e non sconsigliavano un alto consumo di tali prodotti (>150 ml/giorno). Sulla base di questi studi, ma in mancanza di qualcuno più vicino alla nostra popolazione e alle nostre abitudini di vita, si è diffusa una diffidenza molto alta verso questi prodotti caseari, talvolta eccessiva.
MI RIPETO, IL VERO PROBLEMA è LA MANCANZA DI DATI CERTI.
Per dare più informazioni sull’argomento, riporto quanto detto al Congresso di Milano, che è stato anche luogo di aggiornamento per molti professionisti.
1) LATTE E TUMORE. Il latte induce incremento della produzione di IGF-1 (somatomedina o fattore di crescita simil insulinico). IGF-1 è un fattore di crescita di determinati tessuti, per cui incrementandone la produzione si aumenta il rischio di tumore. La tesi è sostenuta dal professor Berrino in documenti reperibili in Rete, oltre che in un articolo pubblicato su Epidemiologia e prevenzione nel 2013, in cui si dice come “recentemente uno studio ha riscontrato che le donne che hanno avuto un tumore al seno e che consumano latticini grassi hanno più recidive”, evidenziando criticità relative al consumo di latte e al legame tra la secrezione di IGF-1 e alcune tipologie di tumore.
Attualmente la posizione medica è che l’IGF-1 è presente nel latte in minime quantità, precisando che secondo alcuni studi l’incremento di questo fattore di crescita prodotto dal latte nell’organismo è minimo e non incide più di quanto potrebbe incidere il latte materno. Studi importanti, verificati e rigorosi, non evidenziano questo rapporto tra latte e tumore della prostata, per cui, siamo di fronte a fantasie. La mia posizione è di non eccedere nel consumo giornaliero di questi prodotti, limitandosi a 1 bicchiere di latte al giorno oppure a un quantitativo non superiore a 150 ml al giorno di derivati (1 tazza di latte/oppure 1 yogurt / oppure 1 fetta di formaggio).
2) LATTE E OSTEOPOROSI. Il latte provoca perdita di massa ossea a causa del suo carico potenziale renale acidificante. Per anni si è parlato del latte e in particolare del calcio come qualcosa di utile per la prevenzione dell’osteoporosi e per il raggiungimento del picco di massa ossea. C’è un’ampia fascia di letteratura scientifica che ha analizzato il ruolo di alcuni alimenti nel modificare il livello alcalino o acido del sangue. Il calcio è uno degli elementi che aumentano l’acidità e un discreto numero di studi ha evidenziato che gli alimenti ricchi di calcio – come il latte – hanno questo effetto. “Il latte stimolerebbe la secrezione ulteriore del calcio attraverso l’azione del rene, determinando un effetto quasi paradossale, per cui, pur essendo un alimento ricco di calcio, il latte potrebbe determinare la mobilizzazione del calcio stesso dalle ossa al sangue”. Questo motivo metterebbe in dubbio la funzione preventiva del latte nei confronti dell’osteoporosi. Attualmente questi dati sono oggetto di discussione scientifica. A mio avviso esistono alimenti più mirati per aumentare il calcio e ridurre l’effetto osteoporotico, anche vegetali (acqua ad alta mineralizzazione/ noci / mandorle/ rucola) e quindi consiglio sempre di non esagerare con formaggi e latte per evitare osteoporosi, ma magari di variare l’alimentazione integrando con il giusto quantitativo di acqua calcica.
3) LATTE E INTOLLERANZE. Il latte induce intolleranza nella gran parte degli adulti con conseguenze gastrointestinali e anche nei bambini. Per quanto riguarda i piccoli si cita un dato tratto da un articolo scientifico pubblicato dalla Società dei pediatri europei, secondo cui il 47% dei loro pazienti ha un’allergia al latte vaccino, anche se la maggior parte di questi medici ammette di non avere proceduto al dosaggio delle IgE.
Sulla questione dell’intolleranza per gli adulti, il consulente ha sottolineato l’enorme diffusione di test basati sulla misurazione dell’IgG4, da cui emerge che l’85% dei soggetti sottoposti alla prova risulta intollerante. Alcuni allergologhi sottolineano che l’allergia alle proteine del latte nei bambini interessa una piccola parte della popolazione, con una predisposizione genetica a sviluppare anticorpi contro certe proteine. Il problema non è quindi determinato dal latte, ma dal sistema immunitario che sbaglia. L’evoluzione di questi problemi è, però generalmente favorevole, perché col tempo i bambini acquistano tolleranza verso l’alimento inizialmente considerato allergenico. Anzi, una nuova linea di interpretazione propone l’introduzione degli alimenti allergenici sin dai primi mesi di vita, per indurre una maggiore tolleranza, e questo costituisce un dato favorevole nei confronti di certi cibi.
L’allergia è causata da specifici anticorpi che si possono dosare, mentre l’intolleranza si determina con un test specifico, che è il Breath Test. Senza test attendibili si hanno dei falsi malati, che saranno curati in maniera inadeguata, magari con un’alimentazione inadeguata.
4) LATTE E MUCO. Il latte vaccino esaspera la già eccessiva produzione di muco associata ai malanni stagionali. Le ricerche non esistono in questo campo, per cui, sembra un’affermazione derivata da dati presenti solo sul web. Tuttavia, è vero che alcuni peptidi, presenti soprattutto nello yogurt, facilitano la secrezione di muco, ma si tratta di un particolare tipo di muco (MUC2) che forma quella barriera tra intestino e microbiota utile al rapporto di simbiosi tra il nostro organismo e la flora intestinale.
5) LATTE E CANCRO MAMMELLA: il latte stimola la proliferazione delle cellule tumorali alla mammella a causa del contenuto di ormoni. Dal libro Bevete più latte del prof. Berrino, secondo cui il latte che si produce oggi è molto diverso da quello di 50-100 anni fa. Mentre allora le vacche mangiavano erba, erano munte solo dopo il parto e davano 5-7 litri al giorno oltre a non produrre latte durante la gravidanza successiva, oggi con la selezione genetica abbinata a una dieta iperproteica permette di ottenere oltre 30 litri di latte al giorno anche durante la gravidanza, e il latte munto nei mesi prima del parto è molto più ricco di estrogeni, ormoni che stimolano la proliferazione delle cellule tumorali della mammella.
In risposta la Fondazione Umberto Veronesi, dice “va premesso che esistono oltre duecento tipi di tumori diversi e il tumore è una malattia multifattoriale – alimentazione, stile di vita, condizioni ambientali – non ha una sola causa ma molte concause, che possono concorrere a modificare il rischio. Inoltre, un alimento può aumentare il rischio di tumore a un organo ma diminuirlo ma un altro. Il latte è così: ha un effetto protettivo per i tumori al colon-retto, perché apporta calcio, ma per lo stesso motivo aumenta il rischio di tumore alla prostata. Il calcio influenza il metabolismo della vitamina D, che stimola la crescita delle cellule della prostata. Calcio e vitamina D sembrano avere un moderato effetto protettivo contro il tumore al seno, però non si può dire che possano condizionare la comparsa della malattia. Latte e derivati vanno però evitati nel caso di tumore al seno già diagnosticato; apportano grassi che contengono estrogeni”. Io condivido questa tesi secondo cui il rapporto tra l’assunzione di latte e tumori è plurimo, per cui su alcuni tumori il rischio viene aumentato, mentre per altri sia ha un effetto protettivo.
Nel web si trova di tutto, bisogna evitare di accogliere passivamente informazioni.
In conclusione, sembra che non ci siano prove, oltre ogni ragionevole dubbio, sulla nocività del latte.
Certo che non deve essere considerato la panacea di ogni male e utilizzarlo senza regole. Bisogna sempre ragionare pensando che più si varia e meglio è, soprattutto nel campo dell’alimentazione.